Palazzo Massimo

Largo di Villa Peretti, 2
00185 Roma

indicazioni e mappa

Orari

Dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 19.00

La biglietteria chiude alle ore 18.00

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Ispirato ai grandiosi palazzi cinquecenteschi, Palazzo Massimo fu edificato tra il 1883 e il 1887 dal padre gesuita Massimiliano Massimo, su progetto di Camillo Pistrucci, per ospitare la nuova sede del Collegio dei Gesuiti. Nel 1981 il Palazzo fu acquisto dallo Stato per diventare una delle nuove sedi del Museo Nazionale Romano. Il radicale rinnovamento dell’edificio fu affidato a Costantino Dardi e, nel 1998, il Palazzo aprì al pubblico. Da allora numerosi interventi hanno movimentato l’originario allestimento intrecciando i diversi fili dell’esposizione condotta secondo un criterio cronologico e tematico che, nel richiamarsi ai contesti di ritrovamento, crea la suggestione dell’affastellarsi di opere diverse come nelle affollate collezioni cinquecentestche. Attraversare le sale di Palazzo Massimo è oggi come sfogliare le pagine di un libro meraviglioso. Tra i suoi quattro piani si incontrano alcuni tra i maggiori capolavori dell’intera produzione artistica del mondo romano: sculture, rilievi, affreschi, mosaici, stucchi e sarcofagi, provenienti, come tutto il patrimonio del Museo Nazionale Romano, dagli scavi effettuati a Roma e nel territorio circostante a partire dal 1870.

Ad aprire il percorso di visita è il tema del ritratto e della sua evoluzione, dall’uso esclusivo da parte de cittadini più illustri in età arcaica, all’ampia diffusione di esso presso la popolazione dei liberti, dai ritratti di matrice greca, come quello di Alessandro Magno, a quelli di semplici cittadini romani desiderosi di autocelebrazione a fine repubblica, come il Generale di Tivoli, alle nuove forme di ritratto legate alla nascita dell’Impero, come Augusto in veste di pontefice massimo. Originali greci in marmo, come la Niobide dagli Horti Sallustiani, e in bronzo, come il Pugilatore e il Principe ellenistico dalle Terme di Costantino, esemplificano invece i modelli dell’arte greca giunta a Roma con le guerre di conquista. Il primo piano, nel proseguire il racconto della ritrattistica di età imperiale, mostra il gusto dei Romani per le rielaborazioni e copie delle sculture ideali come il Discobolo di Mirone, presente nelle due note riproduzioni del Discobolo Lancellotti e di Castel Porziano, l’Ermafrodito dormiente, l’Afrodite al bagno e le innumerevoli opere raffiguranti divinità e personaggi mitologici. La scultura diventa però anche il mezzo espressivo di celebrazione delle vittorie ai confini dell’Impero, come nel monumentale sarcofago di Portonaccio, ma anche testimonianza della grandezza dei notabili della società del tardo impero, come nel sarcofago di Acilia e in quello dell’Annona. Il secondo piano è interamente dedicato agli affreschi, agli stucchi e ai mosaici. Fondamentali per afferrare pienamente il gusto e il senso estetico dell’aristocrazia romana sono le superbe decorazioni parietali di importanti complessi archeologici, come la Villa di Livia a Prima Porta, la Villa della Farnesina a Trastevere e la Villa di Termini.

Il piano interrato propone una selezione dalle collezioni del Medagliere del Museo Nazionale Romano ed è dedicato all’economia e all’utilizzo del denaro, rivisitati attraverso l’esposizione di monete, gioielli, preziose suppellettili e documenti relativi al costo della vita quotidiana.

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